Il genere drammatico

Trailer

Un film drammatico è un genere di film che si basa sullo sviluppo dei personaggi, dell'interazione tra essi e che tratta temi di impatto emotivo.

La definizione del genere è complessa e non ne esiste una universalmente condivisa, né dal punto di vista stilistico né tematico. È possibile darne una definizione per esclusione: i toni devono essere seri e problematici, non leggeri come nei film commedia; i sentimenti sono spesso centrali, ma non devono essere eccessivi come nel melodramma; non devono prevalere né l'azione (come nei film d'azione) né l'intreccio (come nel cinema giallo), e così via.

 

 Ecco il trailer per introdurre la giornata: https://www.youtube.com/watch?v=AajjW1LpFFI&list=PL9St7wGfB6QA2HqxUJldtX...

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Inquadratura

Evidenziare che aspetti dolorosi e momenti di fatica fanno parte della vita di ciascuno, riconoscere in queste situazioni l’opportunità di incontro con il Signore e di crescita nella fede e nelle relazioni.

Il genere drammatico ci aiuta a focalizzarci su quei momenti di fatica e dolore che appartengono alla vita di ciascuno di noi.  La tristezza, il dolore, la fragilità vengono visti come dei nemici al giorno d'oggi, la società infatti, ci invita sempre di più ad essere pronti scattanti, pieni di gioia. Gli adolescenti sono immersi in questo vissuto e a volte vivono i momenti di fatica e di dolore come una debolezza e una cosa da cui fuggire. Durante i momenti di tristezza e dolore si è soliti chiudersi e abbandonare la speranza a farci  dire "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". In realtà la tristezza ci mette in contatto con i nostri bisogni profondi, ci spinge ad esprimerci e a cercare delle soluzioni, e di conseguenza, ci mette in contatto con gli altri e ci rilancia alla vita, facendoci accorgere che non siamo SOLI, ma che accanto abbiamo Gesù che sta con noi e affronta con noi il dolore, non per farli sparire con la bacchetta magica, ma per darci la forza di affrontare ogni sfida.

     

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Messa a fuoco

 Dal vangelo di Giovanni 11,1-53: La morte di Lazzaro

Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.  Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.  Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
 All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato».  Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.  Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».  Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce». Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo».  Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s'è addormentato, guarirà». Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!».  Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
 Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.  Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.  Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!  Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».  Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».  Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».
 Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.  Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.  Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là».  Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».  Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!».  Gesù scoppiò in pianto.  Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?».
 Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.  Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni».  Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».  Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.  Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato».  E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».  Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».  Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.  Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.  Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione».  Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera».  Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.  Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

 


Oggi il vangelo e la storia di Gesù ci portano a toccare un aspetto grande e delicato della vita: il dolore e la morte. In questo momento delicato si fa presente Dio e la Sua promessa di vita dentro l’esperienza fragile dell’uomo.  La reazione delle sorelle di Lazzaro verso Gesù è un richiamo: “Se fossi stato qui!” , ed è un pensiero che esprime quello che a volte anche noi abbiamo nel cuore e nella mente.  Non è solo rabbia però. Se ci mettiamo meglio in ascolto, forse riusciamo a riconoscere un grido di speranza, un desiderio di vita, di salvezza che solo Gesù può donare.  Nascosto tra il dolore e la disperazione di un evento drammatico c’è già il seme della speranza che Dio ha gettato, c’è il suo farsi presente dentro tutte le vicende della vita umana.

“Io sono la risurrezione e la vita” è la proposta e la risposta che Gesù fa e che raggiunge tutti nelle esperienze che vivono. La Sua promessa non è una vita facile, comoda, serena e senza problemi, ma una vita dove Lui vuole starci, accompagnarci, salvarci con il Suo Amore attraverso e oltre quello che accade. “Io sono la risurrezione e la vita” è un’esperienza che interessa l’oggi, il presente della vita, e non solo il domani lontano. Una vita piena, che nasce e rinasce, cresce e matura avvolta e nutrita dal Suo Amore infinto e incondizionato, Amore che è talmente vero e sincero che per noi è capace di soffrire, piangere, dare speranza. Non sei tu che sei capace di superare il dolore e sconfiggere la morte. Questo lo fa per te Dio e il Suo Amore. Questo è quello che Lui promette e dona a te.

La Sua promessa che si realizza già nell’oggi della tua vita diventa per te missione, compito, risposta. Tu sei chiamato ad ascoltare la Sua parola e collaborare al Suo dono di Vita per te e per tutti: “Togliete la pietra” è l’invito a collaborare e contribuire a spostate ciò che chiude e blocca la vita; “venite fuori”, chiama ad uscire e far uscire chi è chiuso o si sente bloccato in tanti e diversi sepolcri; Tutto è una chiamata a vedere il nuovo e possibile futuro che attende tutti. Operazione possibile non con azioni autonome e con lo sforzo personale. Tutto si realizza – come ogni cosa di Dio – insieme, con l’aiuto di chi ci sta accanto, insieme aiutandoci a sciogliere ciò che lega e condiziona il camminare e vivere; liberando la voglia di futuro possibile nell’oggi e nel domani, per te e per chi ne ha bisogno. In questo modo vedrai e crederai che solo il Suo amore è più forte …

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Zoom

  • Se te la senti, ti va di raccontare un’esperienza di dolore che ha toccato la tua vita?

  • Quali fatiche, pensieri, luci e ombre ti senti di raccontare dell’esperienza che hai provato?
  • In tutto questo come ci sta Dio? Che cosa ci dice?
  • “Non temete i momenti difficili il meglio viene da lì” (Rita Levi Montalcini) In ogni storia ci sono episodi e persone che magari non ci fanno stare bene o magari ci hanno fatto soffrire… Sto imparando a non dimenticare, evitare di nascondere ed eliminare qualche cosa o qualcuno della mia storia che non sopporto, non mi piace, mi fa male?
  • Come posso imparare da questi momenti di fragilità? 
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Ciak AAAzione

Pellicola:

Viene chiesto ad ogni ragazzo di individuare quei fotogrammi della vita che, poiché particolarmente dolorosi, sarebbero colorati in bianco e nero oppure che appaiono particolarmente rovinati o che si vorrebbero addirittura cancellare.

Attività: ART DRAMA

Materiali: Vari di materiali anche di recupero per realizzare le opere d’arte

Ad ogni ragazzo viene chiesto di realizzare un’opera d’arte che rappresenti una situazione di dolore vissuta. Lasciamo liberi i ragazzi di utilizzare la tecnica che preferiscono, mettendo a disposizione materiali vari. Ognuno presenterà poi la propria opera agli altri. Per favorire questo momento, che potrebbe essere un po’ delicato, suggeriamo di creare gruppi non troppo numerosi. Si potrebbe chiedere ai ragazzi alla fine della spiegazione individuale di provare a pensare quale elemento vorrebbero aggiungere pensando a cosa può nascere di positivo rispetto a quella situazione. 

 

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Dialoghi e doppiaggio

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

Noi ti lodiamo Padre, creatore del cielo e della terra,

grande regista della storia, autore di ogni meraviglia, donatore perfetto di tutti i regali della nostra vita, continua con il tuo Amore a fare della nostra vita un capolavoro di bellezza.

Noi ti lodiamo Figlio Gesù, salvatore e fratello,

cammina accanto a noi, colora della tua santità ogni pagina e spezzone della nostra storia e sii tu il lieto fine di tutta la nostra vita.

Noi ti lodiamo, Spirito Santo Amore,

vieni in mezzo a noi a portare vita e forza nelle nostre giornate, nelle relazioni di tutti i giorni. Sussurraci all’orecchio le parole di Gesù e trasforma con la tua forza il film della nostra vita in una vocazione a servizio della Chiesa e del mondo.

 

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

 

Preghiamo a cori alterni con il salmo 38.

Le mie forze mi abbandonano. Non mi resta neppure la luce negli occhi. I miei amici mi stanno a distanza. Triste mi aggiro tutto il giorno   

 

Signore, non punirmi nella tua collera,
non castigarmi nel tuo furore.
Le tue frecce mi hanno trafitto,
la tua mano mi schiaccia.
Per il tuo sdegno, nella mia carne non c'è nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato.
Le mie colpe hanno superato il mio capo,
sono un carico per me troppo pesante.
Fetide e purulente sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
Sono tutto curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.
Sono tutti infiammati i miei fianchi,
nella mia carne non c'è più nulla di sano.
Sfinito e avvilito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
Signore, è davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito non ti è nascosto.
Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano,
non mi resta neppure la luce degli occhi.
I miei amici e i miei compagni
si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
Tendono agguati quelli che attentano alla mia vita,
quelli che cercano la mia rovina tramano insidie
e tutto il giorno studiano inganni.
Io come un sordo non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
sono come un uomo che non sente
e non vuole rispondere.
Perché io attendo te, Signore;
tu risponderai, Signore, mio Dio.
Avevo detto: "Non ridano di me!
Quando il mio piede vacilla,
non si facciano grandi su di me!".
Ecco, io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, io confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo:
mi rendono male per bene,
mi accusano perché cerco il bene.
Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
vieni presto in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.
 
 

Vangelo del Giorno

Breve commento

 

Padre Santo, Signore della storia, sotto la guida dello Spirito Santo ammettici a pregare con le parole del tuo Figlio Gesù:

Padre nostro…

Preghiamo:

Quanto dolore, o Padre, nella mia vita. Quanti giorni tristi e momenti di fatica. Anche Tu hai provato tutto questo vedendo le vicende del tuo Figlio Gesù. Donaci il Tuo Santo Spirito affinchè ogni sofferenza si trasformi in occasione di maggiore comunione con Te.

Tutto ti chiediamo, per Cristo nostro Signore. Amen.

Gesto:

Oggi trovo un momento per guardare la croce di Gesù. Contemplando il crocifisso gli affido tutte le mie sofferenze.

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Contenuti speciali

“Siamo stanchi del viaggio della vita? Guardiamo il crocifisso”

Nei momenti di cuore depresso bisogna osservare la Croce. Quando si è stanchi del viaggio della vita, guardare il crocifisso. È il consiglio che dà papa Francesco nella Messa di questa mattina, 20 marzo 2018, a Casa Santa Marta. 

Queste sono «le illusioni che porta il diavolo: ti fa vedere il bello di una cosa che hai lasciato, dalla quale ti sei convertito nel momento della desolazione del cammino, quando tu ancora non sei arrivato alla promessa del Signore». Ed è «un po’ il cammino così della Quaresima, sì, possiamo pensare così; o concepire la vita come una Quaresima: sempre ci sono le prove e le consolazioni del Signore, c’è la manna, c’è l’acqua, ci sono gli uccelli che ci danno da mangiare… ma quel pasto era più buono. Ma non dimenticarti che lo mangiavi a tavola della schiavitù!». 

Ed è qui «la chiave della nostra salvezza, della nostra pazienza nel cammino della vita, la chiave per superare i nostri deserti: guardare il crocifisso. Guardare Cristo crocifisso. “E cosa devo fare, Padre?” – “Guardalo. Guarda le piaghe. Entra nelle piaghe”. Per quelle piaghe noi siamo stati guariti. Ti senti avvelenato, ti senti triste, ti senti che la tua vita non va, è piena di difficoltà e anche di malattia? Guarda lì».  

Nei momenti bui e difficili, il Papa esorta a guardare «il crocifisso brutto, cioè il reale: gli artisti hanno fatto crocifissi belli, artistici», e questo «non sempre è mondanità» perché vuole esaltare «la gloria della croce, la gloria della Resurrezione. Ma quando tu ti senti così, guarda questo» brutto: «Prima della gloria».  

http://www.lastampa.it/2018/03/20/vaticaninsider/ita/vaticano/siamo-stanchi-del-viaggio-della-vita-guardiamo-il-crocifisso-JipkbSmT1rr4bILp3BLuTP/pagina.html

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