Voglia de lavurà…

Dall’obbligo e dal peso dello studio… all’opportunità di crescere e arricchirsi  

Obiettivo

Riconoscere che la fedeltà ad un impegno, o a un dovere (specie nella scuola), è un’occasione di arricchimento culturale e un contributo alla formazione personale.

Chiave per entrare

Mettersi a fare i compiti sottintende la capacità, appresa nel corso del tempo e vissuta come ovvia e quasi gradevole, di rimanere soli: poche attività umane comportano la capacità di interrompere i legami con l’ambiente come mettersi a fare i compiti all’età delle scuole superiori. Sedersi alla scrivania, aprire il quaderno, sciorinare i libri necessari, avviare la lettura di un brano previsto, sono scelte che sottintendono che in quel momento si è in grado di dire no a tutto il resto: non solo alla televisione, che può anche rimanere accesa, ma viene mentalmente disattivata, allo schermo del pc che viene sconnesso dalle funzioni psichiche mobilitate per l’apprendimento, agli amici, alle richieste del corpo, alla famiglia, alle richieste e alle seduzioni del mondo. Studiare significa accettare e volere la solitudine più totale e la sua celebrazione nell’accoppiamento con testo, con le regole, con l’esercizio in una dimenticanza dell’amore, della sessualità, del dolore e dell’amicizia, del gioco e della scoperta a favore di un viaggio verso la profondità di se stessi e l’attivazione di una capacità e competenze che si saturano con l’immissione di nuove informazioni che diventano capaci di organizzare risposte a richieste scolastiche complesse che richiedono una totale devozione se si vuole organizzare una risposta intelligente e creativa non solo frutto di sottomissione ambivalente di breve durata quanto ad apprendimento reale. (G. Pietropolli Charmet – L Cirillo, AdolescIenza, manuale per genitori e figli sull’orlo di una crisi di nervi, Ed. San Paolo)
Alcuni ragazzi amano studiare, apprezzano l’apprendimento di nuove conoscenze, provano soddisfazione nel vedere riconosciuti, attraverso i voti e le nuove cognizioni, i loro sforzi. Altri ragazzi hanno abilità più legate al “saper fare”, ad esempio hanno ottimi risultati nello sport, ma a scuola rendono poco anche se studiano molto, altri ancora non amano lo studio e basta… quando arriva l’adolescenza la scaletta di priorità cambia. Lo studio, soprattutto se sollecitato dai genitori, diventa meno importante a scapito dei voti. Gradualmente il primo interesse diviene frequentare gli amici, l’essere popolare, trovare un’intesa con la persona che ti pace. I ragazzi stessi raccontano come la scuola diventi più che altro un luogo dove intessere amicizie e relazioni sentimentali, oppure uno spazio di tempo in cui la mente può volare e fantasticare sui propri sogni e desideri. (Arborini S., Ke Kasino!, ed. La meridiana)

Fondamentale per lo studio, ma in generale nel momento in cui ci impegna in qualcosa, è l’atteggiamento di attenzione. La parola attenzione deriva dal verbo attendere, in latino ad-tendere, che significa tendere a, andare verso una cosa, una persona, una situazione; l’attenzione è l’atteggiamento di “concentrazione” (un certo interesse), di “tensione interiore verso”, di “fissazione della mente su”. L’attenzione ha una connotazione dinamica che dice un’azione, un’attività, un movimento della persona verso un oggetto che si desidera e che le interessa; è un movimento di crescita dell’intera persona, spirito, anima e corpo, verso un’unificazione personale. (Balbo F. – Bertoglio R., Nel cuore delle parole, Ed Paoline, 2006)

L’attenzione è l’attitudine a rendersi disponibile verso la verità, verso l’autenticità delle cose, non per una pura curiosità o leggerezza. Ma con il desiderio di veder chiaro ciò che è e ciò che deve essere. Se si cerca con autentica attenzione la soluzione di un problema di matematica e ci si trova, dopo un’ora, più o meno al punto di partenza, si saranno ugualmente fatti dei progressi dentro di noi, si sarà aumentata la nostra capacità di illuminare le cose e sarà magari proprio grazie a questo sforza che, senza saperlo, ci troveremo un giorno più capaci di afferrar la bellezza di un verso leopardino, di cogliere la profondità di un pensiero filosofico, di discernere con maggiore sicurezza entro un giudizio morale, di pregare in modo più interiore ed elevato. La vera radice dell’attenzione, dunque, è un atteggiamento di apertura disinteressata e contemplativa verso al verità, il che, applicato allo studio, significa che esso deve essere concepito essenzialmente in questo spirito, al di fuori della preoccupazione di ottenere buoni voti o la promozione, e applicandosi con pari amore alle materie che ci piacciono e per le quali abbiamo inclinazione spontanea, quanto a quelle che ci riescono più ostiche. (Quaglino G.P., Formare all’attenzione, Il Mulino, 1985)

 

Attività

Modalità 

Si presenta ai ragazzi un quadro famoso e si lasciano 5 minuti per osservarlo e coglierne i particolari. Subito dopo un educatore espone una breve presentazione dell'opera d'arte evidenziando soprattutto curiosità e dettagli che non si potevano cogliere alla vista. 
Seguirà un test-verifica a squadre su alcuni particolari del quadro, secondo una modalità divertente, come una staffetta con risposta o attraverso un quiz a prenotazione sul modello televisivo. 
In seguito in gruppo si avvierà una riflessione sugli elementi che hanno reso possibile un buon esito del test, in particolare l'attenzione, l'interesse la partecipazione., l'impegno, la conoscenza dell’argomento ecc..

Materiale

Un quadro o un'immagine ricca di particolari. 

Per riflettere

Domande

  • Ritieni che lo studio possa essere utile per il tuo futuro o lo ritieni una fatica sprecata? 
  • Per cosa ritieni valga la pena impegnarti? 
  • E’ difficile restare fedeli ad un impegno, cosa può aiutare a mantenere un impegno nel tempo? 
  • Come ritrovi le motivazioni per non mollare?

Brano Biblico

Mt 7, 13-14: Entrate per la Porta Stretta

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!

 

Commento

Il Discorso della Montagna, primo dei 5 discorsi del vangelo di Matteo, raccoglie parecchi detti di Gesù, molti dei quali di carattere normativo, moralistico, sapienziale… è il caso anche di questi due piccoli versetti. Un appello a passare per la porta stretta e a percorrere la via angusta: queste portano alla vita.
Quante volte le nostre scelte, il nostro impegno quotidiano sono porta larga e via spaziosa… L’uso del tempo libero, l’impegno sul lavoro o nello studio, il servizio e il volontariato, l’animazione in oratorio, la vita della comunità civile. Quanti luoghi, compiti, responsabilità nei quali percorrere la via della vita. È la via dell’impegno generoso, della vera responsabilità di ciò che ci è affidato, della fatica e del sacrificio, dell’instancabile fedeltà quotidiana. In fondo è ciò che mostra la graduale maturazione di una persona o la sua avvenuta maturità. L’impegno e la fatica quotidiana sono gli strumenti per la crescita, per un’efficace impegno delle proprie capacità ed energie, per una vita spesa in pienezza. È la via che Gesù stesso ha percorso e che non a caso chiamiamo “via crucis”.
                        

Proposta Celebrativa

Lectio Divina

La lectio divina è un approccio graduale al testo biblico e risale all'antico metodo dei Padri. 
Il Cardinale Martini così rispose alla domanda: “Cos’è la lectio Divina?”
"Il metodo patristico della lectio divina è semplicissimo e lo raccomando sempre ai giovani per entrare nella preghiera. Fondamentalmente prevede tre grandi gradini o momenti successivi: la lectio, la meditatio, la contemplatio.

La lectio consiste nel leggere e rileggere la pagina della Scrittura, mettendo in rilievo gli elementi portanti. Per questo consiglio di leggere con la penna in mano, sottolineando le parole che colpiscono, oppure richiamando con segni grafici i verbi, le azioni, i soggetti, i sentimenti espressi o la parola-chiave. In tal modo la nostra attenzione viene stimolata, l'intelligenza, la fantasia e la sensibilità si muovono facendo sì che un brano, considerato magari arcinoto, appaia nuovo. A me che da tanti anni leggo il vangelo succede, ad esempio, che riprendendolo in mano scopro ogni volta delle cose nuove proprio attraverso il metodo della lectio. Questo primo lavoro può occupare parecchio tempo, se siamo aperti allo Spirito: si colloca il racconto letto nel contesto più vasto, sia dei brani vicini, sia dell'insieme di un libro, sia dell'intera Bibbia, per capire che cosa vuol dire. 

La meditatio è la riflessione sui valori perenni del testo. Mentre nella lectio assumo le coordinate storiche, geografiche, culturali anche, del brano, qui si pone la domanda: Che cosa dice a me? Quale messaggio in riferimento all'oggi viene proposto autorevolmente dal brano come parola del Dio vivente? Come vengo provocato dai valori valori permanenti che stanno dietro alle azioni, alle parole, ai soggetti? 

La contemplatio è difficilmente esprimibile e spiegabile. Si tratta di dimorare con amore nel testo, anzi di passare dal testo e dal messaggio alla contemplazione di colui che parla attraverso ogni pagina della Bibbia: Gesù, Figlio del Padre, effusore dello Spirito. Contemplatio è adorazione, lode, silenzio davanti a colui che è l'oggetto ultimo della mia preghiera, il Cristo Signore vincitore della morte, rivelatore del Padre, mediatore assoluto della salvezza, donatore della gioia del Vangelo. Nella pratica i tre momenti non sono rigorosamente distinti, però la suddivisione è utile per chi ha bisogno di incominciare o di riprendere questo esercizio. Il nostro pregare è come un filo rosso che collega un po' le giornate l'una all'altra e può succedere che sullo stesso testo della Scrittura ci soffermiamo un giorno soprattutto con la meditatio mentre un altro giorno passiamo rapidamente alla contemplatio."