C’era una volta…

Dallo stipare perché non serve più… al fare memoria delle proprie radici 

Obiettivo

Riconoscere che quello che siamo oggi ha radici nel tempo già vissuto. 
Riscoprire il valore del rispetto e della riconoscenza nei confronti dei propri genitori e della famiglia di origine.

Chiave per entrare

La soffitta è solitamente il luogo più nascosto e meno visibile di una casa. Spesso l’accesso a questo locale è nascosto da una botola, una scala a scomparsa, dieto ad una porta piccola e mimetizzata con le pareti che cela dietro di sé un mondo che sembra non appartenerci più: lontano dagli occhi… lontano dal cuore? In realtà ciò che releghiamo in soffitta, chiuso in scatole accatastate, è certamente qualcosa che non usiamo più, ma dalla quale, in fondo, non vogliamo separarci davvero in modo definitivo. Spesso i nostri ragazzi attraversano quella fase di passaggio dove non si riconoscono più negli oggetti che li hanno circondati fino a quel momento: giocattoli, bambole, peluches sono per bambini e loro non lo sono più, la cartella viene sostituita dalla zaino o dalla borsa griffata, gli abiti un po’ troppo infantili possono lasciare lo spazio nell’armadio ad un nuovo guardaroba, … la camera cambia aspetto, gli spazi vengono vissuti in maniera diversa e ciò che non serve più può essere archiviato. E si scopre che in soffitta c’è ancora il lettino di quando erano piccoli, dei vestitini da neonato che la mamma ha gelosamente conservato per non dimenticarsi di quando il suo bimbo stava solo in braccio. E tra tutte quelle scatole impolverate spuntano degli album di vecchie fotografie che ritraggono persone sconosciute… ma che hanno qualcosa di fortemente familiare: i nonni quando erano giovani, la mamma e il papà alle superiori… il loro matrimonio, il primo giorno d’asilo… 
Tutta una storia iniziata tanto tempo fa, senza la quale gli adolescenti di oggi non sarebbero quelli che sono.
La vita di oggi, con i suoi tempi rapidi e incalzanti, sembra volerci obbligare a procedere senza mai volgere lo sguardo al passato, con il corpo e la mente costantemente proiettati in avanti, per fare, per costruire, per realizzare, per diventare… senza dubbio è positivo camminare nella vita con la voglia di progettare il futuro, ma sarebbe un grave errore pensare di poter fare a meno di ciò che è stato e di ciò che siamo stati, pensare di poter privare la mente dello sguardo sul cammino compiuto, sulle strade percorse. A volte, infatti, c’è bisogno di fermarsi a curiosare dentro al storia andata, non per cercare qualcosa di preciso, ma per aggirarci tra i ricordi e fare memoria delle radici di tutto. Senza radici e senza memoria è come camminare sulle sabbie mobili, dove ad ogni passo si rischia di sprofondare. Proprio la “mancanza di memoria” rende “liquida” questa nostra società, e quindi “liquidi” e labili i nostri rapporti. (Far memoria delle radici, di Vincenzo Tosello)

L’attività del ricordare è tra le esperienze umane che definiscono la storicità delle relazioni. Ricordare (ri-cor-dare= dare di nuovo al cuore) significa portare alla memoria le realtà che l’uomo ha vissuto e che viene ripresentata e interpretata in tutta la sua valenza affettiva e progettuale. Nel divenire storico ogni persona esercita la funzione del ricordare e questo processo costituisce un importante “evento di vita”. Il ricordare implica un atto della coscienza e della libertà.
L’esperienza quotidiana ci insegna il valore psicologico ed esistenziale dei ricordi che restano scolpiti nella nostra intimità nel bene e nel male. Si ricordano i volti, le presenze di persone significative, i luoghi, le emozioni vissute, le situazioni affrontate, le gioie e i dolori della vita. Nella mente e nel cuore come un tesoro prezioso restano particolarmente impresse le persone che ci hanno donato amore e le situazioni che ci hanno liberato dall’angoscia. Attraverso questi ricordi ci è permesso di conoscere noi stessi, le nostre potenzialità e fragilità. La memoria storica diventa per l’uomo l’orizzonte di comprensione del suo “essere nel mondo” e del suo divenire sempre più autenticamente se stesso. (Giuseppe De Virgilio in Ricorda! Le parole della fede, NPG  febbraio 2011)
Conoscere il proprio passato, riscoprirne i valori fondanti che hanno segnato la nostra storia e che connotano la nostra identità, non impedisce di prendere il volo e librarsi più in alto; come le radici profonde e vitali non impediscono, anzi appunto permettono, all’albero di innalzare i suoi rami. (Vincenzo Tosello)

Attività

L’album dei Ricordi

All'inizio dell'attività si lasciano a disposizione dei ragazzi molte immagini, selezionate e preparate in precedenza, che rappresentano chiaramente:
- persone: come la maestra, il nonno, la mamma, il papà, il sacerdote, un amico, un personaggio pubblico, un calciatore famoso, un cantante, etc.. 
- oggetti/istituzione: i giocattoli, il biberon, la scuola, i soldi, una località esotica, la famiglia, l'oratorio etc..

Ad ognuno verrà chiesto di scegliere due immagini rappresentative di una situazione/persona importante del proprio passato e un’immagine che sperano possa rappresentare il proprio futuro.
Infine ogni ragazzo spiegherà al gruppo le ragioni della scelta.

Materiale

Immagini, foto, ritagli di giornale ecc..

Domande

  • Che soffitta sei ?
  • Cosa non butteresti mai via di ciò che hai archiviato nella tua soffitta?
  • Cosa pensi che non ti serva più di ciò ce ahi vissuto finora?
  • Qual è il tuo ricordo più antico? 
  • Ricordi persone che hanno reso più buona/bella la tua vita? 
  • Per cosa ti piacerebbe essere ricordato?

Brano Biblico

Dal Vangelo di Luca (2, 41-52)

I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Commento

Questa Pasqua segna davvero un primo importante passaggio nella vita di Gesù. È una vera e propria manifestazione della sua identità. Un inizio del distacco dalla famiglia terrena, dalla Madre Maria e dal padre putativo Giuseppe, per la scoperta progressiva della sua vocazione. Un distacco necessario, ma non uno sradicamento. Dopo l’episodio di Gerusalemme, Gesù torna coi suoi a Nàzaret e resta loro sottomesso. Ci starà fino a 30 anni di età.

Questo ci sottolinea come il Figlio di Dio abbia davvero assorbito dalla quotidianità della sua famiglia tutta quella ricchezza umana che diventerà luogo della Rivelazione del volto di Dio Padre: la tenerezza, la compassione, il sacrificio, il dono, il perdono, l’accoglienza di tutti…

Solo questa esperienza famigliare ha permesso a Gesù di tradurre in categorie ed espressioni umane tutta la grandezza della sua natura divina. Il Concilio stesso ci ha detto che “chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo” (GS 41). Le radici di Nàzaret hanno dato frutto in tutto Israele e in particolare a Gerusalemme.

Proposta Celebrativa

Pregare con i Salmi: la Liturgia delle ore

Una prima cosa da tenere presente è che la Liturgia delle Ore è la preghiera ufficiale della Chiesa. È azione liturgica in senso proprio. Anche quando la si recita nel chiuso della propria cameretta non si è mai da soli, si sta compiendo un’azione nella Chiesa e con la Chiesa. Anche se fisicamente sei da solo, in quel momento con te c’è tutta la Chiesa che prega assieme a te. La recita della Liturgia delle Ore ha come scopo il voler santificare con la preghiera tutto il corso della giornata, per questo è articolata secondo le ore canoniche. Consiste nel canto di salmi, cantici e inni, con l'aggiunta di preghiere e letture dalla Sacra Scrittura. Essa, secondo la stessa Chiesa, è partecipazione sacramentale alla preghiera personale di Gesù Cristo: egli continua incessantemente a pregare e lodare il Padre nella preghiera della Chiesa. (cfr. CCC n° 1174-1178)

I salmi nutrono ed esprimono la preghiera del popolo di Dio come assemblea, sono lo specchio delle meraviglie di Dio nella storia del suo popolo e delle situazioni umane vissute dal salmista. Questa preghiera è insieme personale e comunitaria; riguarda coloro che pregano e tutti gli uomini. (CCC n°2586 e segg)

Le due ore principali sono:

  • le Lodi Mattutine, che si celebrano all'inizio della giornata;
  • i Vespri, che si celebrano alla sera, solitamente all'imbrunire o prima di cena.

Comprende anche altre ore minori: l'Ufficio delle Letture, che non è legato ad un'ora prestabilita, ma può essere celebrato in qualunque ora della giornata, e che è caratterizzato da una lettura biblica lunga e da un'altra lettura tratta dai Padri della Chiesa; l'Ora media (Terza, Sesta e Nona che corrispondono alle 9, alle 12 e alle 15)
la Compieta (prima di andare a dormire). È articolata in un ciclo di quattro settimane (il Salterio), nel quale si recitano quasi tutti i salmi.

Si propone di celebrare la liturgia delle ore propria del giorno, scegliendo dal salterio le lodi o la compieta, o l’ora che si preferisce.

In alternativa si può proporre un momento di preghiera, strutturato similmente ad un momento della liturgia delle ore, in versione più breve, come proposto dalla scheda.