in cerca di ispirazione

Riconoscere cosa genera in me rabbia. Riconoscere quali comportamenti metto in atto per esprimerla con se stessi e con gli altri. 

 

OPERA D'ARTE:  Gian Lorenzo Bernini, Anima dannata, 1619
Roma, Palazzo di Spagna

https://it.wikipedia.org/wiki/Anima_dannata#/media/File:Gianlorenzo_bern...(roma,_palazzo_di_spagna)_04.jpg

 

L’opera, realizzata nel 1619 da Gianlorenzo Bernini, uno dei protagonisti dell’arte barocca, e uno dei più grandi scultori della storia, scolpisce, sul volto del soggetto, un’espressione così incisiva e violenta tanto da non essere mai stata sperimentata nel corso dei secoli prima del tentativo del Bernini. La sua espressione con gli occhi spalancati quasi sporgenti, la bocca anch’essa aperta in un grido, e i capelli che come saette spigolose ed elettriche ricoprono il capo dello sventurato, trasmettono rabbia, e non il tormento della dannazione eterna a cui è destinata l’Anima: non a caso Dante colloca nell’Inferno gli Iracondi, anime dannate a cui è precluso il Paradiso.

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contempliamo la bellezza

PREGHIERA DEL MATTINO

Salmo 10

Loderò il Signore con tutto il cuore

e annunzierò tutte le tue meraviglie.

Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,

perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.

Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:

giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.

Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.

Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,

perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.

Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.

Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.

Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.

Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?

Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.

L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.

L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".

Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.

Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.

I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.

Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.

Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.

Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;

Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.

Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio

per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.

 

COMMENTO: La rabbia appartiene all'esperienza umana comune, il salmista si sfoga perché non sa riconoscere nei fatti della storia la Presenza del suo Signore.

 

VANGELO DI RILETTURA

Mt 5,21-24

Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Commento:

È vero, arrabbiarsi è normale, fa parte della vita. Tutti ci siamo arrabbiati, magari anche in questi giorni. Persino il don, la cuoca, l’educatore. Ci si arrabbia per molti motivi, a volte giusti (vedo un’ingiustizia, una violenza, qualcosa che non va), a volte meno (le nostre arrabbiature talvolta assomigliano a capricci).

Ma la parola di Matteo appena ascoltata prevede per chi si arrabbia un giudizio spietato. Come mai? Cosa vuol dire? Semplice. Che noi siamo fatti per amare. Per amare amici e nemici, fratelli e rivali. La nostra persona è nella gioia quando ama. Il nome di Dio è amore. E noi siamo a immagine e somiglianza sua. Credo che nessuno di noi abbia ucciso con una pistola. Ma con la lingua, con un giudizio, con una parola, forse sì. Amare è la nostra vocazione. Se la tua rabbia è per un di più d’amore, allora ok!

 

Preghiera:  (madre Teresa di Calcutta)

Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo, quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona.

 

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all'opera

LA CORSA DELL'ARRABBIATO.

Materiale: 

- ostacoli

- foglietti

- penna

- contenitore

SVOLGIMENTO

Chiediamo ad ognuno dei ragazzi di scrivere su un biglietto qualcosa che suscita in lui/lei rabbia.

Organizziamo poi una staffetta (con o senza ostacoli, con un percorso più o meno articolato): i ragazzi, correndo, saranno liberi di sfogare la loro rabbia urlando o esprimendola nel modo per loro consueto (unica eccezione: non si possono picchiare gli altri!). Porteranno con loro il foglietto su cui avevano scritto in precedenza: in fondo al percorso collocheremo un contenitore (scatolone, secchio, bidone) in cui potranno buttare il loro biglietto dopo averlo appallottolato o stracciato o fatto a pezzettini.

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critico d'arte

Per riflettere:

  1. Cosa suscita in me rabbia?
  2. Come esprimo la mia rabbia? So controllarla o ci sono momenti in cui rischia di diventare distruttiva?
  3. Come reagisco alla rabbia degli altri?
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altri stili artistici

Angelica Kauffman - Egeria parla con Numa Pompilio gesticolando con il suo scudo in mano (1794)

La Vérité - Jean Léon Gerome (1896)
 

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