La vite

Obiettivo

Riflettere sul nostro legame con Cristo come nutrimento e sostegno per il nostro bene; sentirsi parte di un unico corpo, vivere la fraternità e la comunione.

Riflettere sulle relazioni che ognuno di noi ha e considerarle come un’opportunità preziosa per stare insieme e crescere nell’attenzione reciproca. Scoprire come questa dimensione possa esprimersi in un atteggiamento di servizio al bene dell’altro.

 

Legami vitali dove scorre la linfa, la vita che fa vivere e porta frutto… lo stare uniti con Gesù e tra di noi…avviene grazie allo Spirito che ci fa essere NELLA PACE E IN PACE ….intesa non come assenza di fatiche o problemi esterni, quanto piuttosto, come quel modo di stare nelle situazioni con  serenità e fiducia, in pace perché il Signore è con noi, la Sua pace diventa la nostra….

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ALBERO/Brano Biblico

Gv 15, 1-16

«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda»

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Attività e proposte

“TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI”

Materiale: Nastri o gomitoli; materiali vari per gli stand (arancia o mela, giochi enigmistici, carta igienica, cannucce, Tangram, ecc)

Svolgimento: L’attività è organizzata in una serie di giochi a stand. I ragazzi vengono divisi in squadre da una decina di componenti al massimo. La prima cosa che dovranno fare (prima di iniziare a girare) sarà legarsi insieme facendo passare un nastro o un filo di gomitolo nelle maniche della maglietta. Poi inizieranno a sostenere le prove nei vari stand, sempre restando legati. Attenzione: ricordiamo che il numero degli stand deve essere almeno uguale a quello delle squadre e che ad ogni squadra deve essere assegnato uno stand di partenza diverso e la sequenza da seguire.

Alcuni suggerimenti per le prove (ma potete liberare la fantasia e modificarle / aggiungerle a vostro piacimento):

Disposti lungo una linea, i ragazzi devono passarsi un frutto (tipo arancia o mela) tenendolo sotto il mento;
Affrontare un breve percorso ad ostacoli (Prova da sostenere preferibilmente all’aperto o in un ambiente abbastanza ampio);
Risolvere qualche quiz enigmistico o matematico (es. rebus, piccolo cruciverba, sudoku);
Disposti lungo una linea, i ragazzi devono passarsi un foglietto di carta igienica utilizzando delle cannucce: ognuno tiene in bocca una cannuccia ed aspirando mantiene il foglietto attaccato. La persona dopo dovrà a sua volta aspirare per ricevere il foglietto e via così fino all’ultimo della fila.
Risolvere un rompicapo (es. Tangram);
La squadra, già legata, viene chiusa per formare un cerchio, con i ragazzi rivolti verso l’esterno. Inizialmente si siederanno per terra, poi dovranno alzarsi e trovare un oggetto nascosto per liberarsi (Prova da sostenere preferibilmente in una stanza).

 

DOMANDE DOPO L'ATTIVITA'

  • Com’è stato dover restare legato ad altre persone per un po’ di tempo?
  • È stata maggiore la difficoltà o i vantaggi derivanti dalla collaborazione?
  • Sei riuscito a dare il tuo contributo o ti sei sentito ostacolato? Pensi di avere a tua volta ostacolato gli altri, lasciando loro poco spazio e imponendo il tuo pensiero?
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Domande per la riflessione

  • Gesù ci dice: Senza di me non potete far nulla. Cosa ne pensi di questa affermazione?
  • “Non vi chiamo più servi, ma amici”. Per Gesù il termine AMICI ha una valore immenso, tanto da definirlo l’amore più grande, per cui vale la pena dare la vita. Pensando ai tuoi legami di amicizia, potresti dire la stessa cosa?
  • Le relazioni che vivi sono per te linfa per portare frutto di pace e di bontà?
  • Quali sono i legami, le persone, dai quali senti aver avuto maggiore LINFA?

  • Chi fa da sé fa per tre?

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Per la preghiera

Provo a riflettere: cerco la pace e la bontà per un tornaconto personale o perché ci credo e di conseguenza sono disposto a fare fatica, a mettermi in gioco malgrado tutto, per portare e vivere con pace e bontà le situazioni, le relazioni, i pensieri e  i commenti come Gesù e il Suo Spirito mi insegnano?

Dopo un attimo di silenzio personale ognuno pensa alla giornata trascorsa:

Sono stato strumento e testimone di pace e bontà oppure no?

In un cestino pesco l'immagine (preparata opportunamente in un numero adeguato e corrispondente al numero dei partecipanti) di una pistola se non sono stato strumento e testimone di pace e bontà con le mie parole o gesti o pensieri...oppure un cuore se in qualche momento e occasione ho provato ad esserlo.

LO SCAMBIO DEL SEGNO DI PACE DURANTE LA MESSA

"Il termine pace va inteso come compendio di ogni bene, dono messianico per eccellenza e frutto dello Spirito Santo.

È certo che il gesto di pace possiede anche una chiara dimensione orizzontale, che notavamo già in san Giustino; però sin da tempi molto antichi si trova in esso una forte dimensione verticale. Non è una semplice pace umana già conquistata, o che può essere raggiunta mediante l’amicizia o la solidarietà. Si tratta invece della pace di Cristo risorto – di Lui che è la nostra pace – comunicata attraverso il suo Spirito, artefice della pace dei cuori di ognuno dei fedeli nella Chiesa. In realtà, non ci può essere pace che non abbia la sua origine nella Trinità. «L’assemblea liturgica riceve la propria unità dalla “comunione dello Spirito Santo” che riunisce i figli di Dio nell’unico Corpo di Cristo. Essa supera le affinità umane, razziali, culturali e sociali» (CCC, n. 1097). ( http://www.vatican.va/news_services/liturgy/details/ns_lit_doc_20110504_...)

Il momento dello scambio del segno di pace durante la liturgia eucaristica, in un eseprienza come i campi estivi, acquista per i ragazzi un significato particolare, coinvolgendo i maniera importante la sfera emotiva di ciascuno. Per questo si invita a valorizzare questo momento all'inteno della Messa sottolineando e spiegando come questo gesto prenda il suo significato vero dal dono della PAce di Gesù agli apostoli, e come preparatorio al banchetto eucaristico, al fare comunione tra di noi e con Cristo.

Di seguito alcuni spunti estratti da

L’espressione rituale del dono della pace nella Santa Messa - DIOCESI DI TRIESTE - UFFICIO LITURGICO DIOCESANO

Vi lascio la pace, vi do la mia pace (Gv 14,27)

L’ESPRESSIONE RITUALE DEL DONO DELLA PACE NELLA S. MESSA

"...fin dall’inizio in tutta la Chiesa il segno della pace veniva scambiato prima della Liturgia Eucaristica. Questo non deve suscitare meraviglia poiché a suggerirne il posto sembrano essere le stesse parole di Gesù che disse ai Suoi: Se tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono (Mt 5,23s)."

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I due significati del segno della pace

8. A questo punto, prima di comunicare le decisioni della Congregazione circa l’espressione rituale del dono della pace nella Messa, è necessario offrire un breve commento e spiegazione del perché il gesto del segno della pace lungo i secoli sia stato così semplificato. La ragione è dovuta semplicemente allo spostamento di questo segno da dopo la Preghiera universale a dopo il Padre nostro. La posizione in cui si trova ora, con la presenza reale di Cristo sull’altare, non permette né l’allontanamento del presidente, né troppo movimento nell’assemblea. Inoltre, come abbiamo già accennato, qui si tratta di ricevere la pace di Cristo!

Questa pace procede dal Cristo pasquale: morto e risorto. Egli appare nel cenacolo, a porte chiuse e, mostrando le sue piaghe gloriose, dice: Pace a voi! Gli apostoli sanno che quella è la sua pace, diversa da quella del mondo. E’ la pace di colui che è andato al Padre ma è di ritorno. Egli ha vinto il mondo e dice ai suoi: Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14,27). Qui non c’è spazio per la distrazione, i convenevoli, i saluti e quant’altro. Questo Pace a voi! ha la forza di riconciliarci con il Padre e tra di noi. Ci comunica il perdono dei peccati, ci dona lo Spirito Santo e ci invia a perdonare, perché perdonati (cfr Gv 20,21-23).

9. Non è la nostra pace che comunichiamo, né i buoni sentimenti e i pii desideri, ma la pace che sgorga dalla Pasqua di Cristo.

E’ per questo che dal secolo IX il celebrante, al momento della pace, bacia l’altare; bacia cioè Cristo risorto per ricevere da lui il dono della pace! Dopo aver ricevuto la pace da Cristo la trasmette al diacono, questi la dà al suddiacono e di seguito se la scambiano anche alcuni membri del clero. In certe occasioni, come abbiamo sopra ricordato, veniva comunicata la pace ad alcuni fedeli attraverso il bacio del «portapace».

Questo modo di comunicare il dono della pace ha un’analogia liturgica con il segno della luce nella Veglia Pasquale che dal cero passa al Vescovo, poi ai clero e quindi a tutta l’assemblea. Nessuno accende la propria candela usando una sua fonte perché è Cristo la luce del mondo! Così qui è Cristo che è la nostra pace (cfr Ef 2,14). L’augurio che viene da Cristo ha il potere di creare veramente la pace, pertanto l’importanza non sta nel gesto, ma nel dono che viene dal Signore! Il gesto dello scambio della pace, a questo punto perde importanza; è significativo, ma non essenziale tanto che nel Messale si dice: Secondo l’opportunità, il sacerdote soggiunge: scambiatevi un se­gno di pace (IGMR 154) e conviene tuttavia che ciascuno esprima in modo sobrio la pace solo alle persone più vicine (ibidem 82).

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