Il tema

GO(O)D JOB - Un lavoro fatto da Dio

Quando usiamo l’espressione colloquiale “lavoro fatto da Dio” ci riferiamo a qualcosa di fatto veramente molto bene. Il titolo del campo di quest’anno però vuole farci capire che nella nostra vita possiamo comportarci non solo facendo ogni cosa molto bene, ma proprio “da Dio”, cioè come farebbe Lui. Guardare, avvicinarsi, toccare e prendersi cura degli altri come farebbe Lui ed al contempo vedere Lui in ogni persona che ci è accanto. Questo è lo stile di Dio, lo stile dell’Amore misericordioso. 

È quello stile che ci porta a prenderci cura del bene dell’altro, del metterci a servizio per un bene che va al di là dell’immediato soddisfacimento; che ci porta a scelte che guardano lontano e che sono permeate da una ricerca di bene e di felicità talmente grandi da metter in conto che per arrivarci dovremo anche soffrire, potremo anche sopportare frustrazione e delusioni. 

Tante sono le strade possibili, tantissime le cose che potremo fare, per vivere la nostra chiamata all’amore. 

Nel vangelo il Signore Gesù ci mostra uno stile che Lui stesso in prima persona ha assunto e mostrato ai suoi: «Siate misericordiosi come il Padre» (Lc 6,36) 

Ci ha anche consegnato un vero e proprio elenco di istruzioni da seguire per facilitare la risposta alla fatidica domanda: “Cosa possiamo fare?” Un elenco che non si limita a definire dei gesti da compiere, ma sono gesti che portano con sé l’accoglimento di un bisogno, il riconoscere all’altro la sua massima dignità e valore, il comprendere come un atto di cura possa restituire a chi abbiamo di fronte il valore della sua esistenza per noi, per il mondo, per il Signore che lo ha creato. Agli occhi di Gesù hanno tutti pari valore e pari dignità, tutti creati e amati da Dio Padre: dal pubblicano alla prostituta, dal ricco al povero, dall’infermo al posseduto dal demonio. E solo con l’esperienza salvifica dell’Amore ricevuto per dono, la vita di ciascuno può essere vissuta davvero nella logica dell’amore vero e trovare la gioia piena che tutti cerchiamo. Le istruzioni di cui parliamo non sono altro che le opere di misericordia (cfr Mt 25,31-46): “La misericordia è questa azione concreta dell’amore” (cfr. Lettera apostolica Misericordia et misera) 

Ecco quindi che il tema proposto per i campi estivi 2023, in continuità con il tema e gli obiettivi del Cre-Grest, vuole sviluppare l’idea di servizio e di cura provando a ripercorre le 7 opere di misericordia corporale, andando a scavare e far emergere cosa quei gesti apparentemente semplici possono comunicare, a quale bisogno danno risposta, di quale aspetto della persona si prendono cura. Si parte dal fare: vestire, dar da bere, dar da mangiare, alloggiare, seppellire, per scoprire che quel fare tocca il cuore e quindi può cambiare la vita di chi abbiamo di fronte.  

“Come, dunque, possiamo essere testimoni di misericordia? Non pensiamo che si tratti di compiere grandi sforzi o gesti sovraumani. No, non è così. Il Signore ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati. Infatti, una pagina tra le più belle del Vangelo di Matteo ci riporta l’insegnamento che potremmo ritenere in qualche modo come il “testamento di Gesù” da parte dell’evangelista, che sperimentò direttamente su di sé l’azione della Misericordia. Gesù dice che ogni volta che diamo da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a Lui (cfr Mt 25,31-46). La Chiesa ha chiamato questi gesti “opere di misericordia corporale”, perché soccorrono le persone nelle loro necessità materiali.” (Papa Francesco, Udienza generale Mercoledì, 12 ottobre 2016) 

 

Obiettivo generale del campo. 

Conoscere le opere di misericordia corporali e prendere consapevolezza rispetto a come queste possono essere il fulcro della nostra vita. Ragionare sulle opere di misericordia ci porta a piegarci su noi stessi a capire e comprendere come ascoltiamo, viviamo e rispondiamo ai nostri bisogni e poi ad aprirci agli altri e vedere come ci facciamo prossimi nella cura delle loro necessità. L’obiettivo, quindi, non è ragionare sui diversi lavori ma proprio sul nostro modo di essere e sullo stile di amore che vogliamo costruire. 

Entreremo nel mondo del lavoro per vedere come diversi uomini e donne provano ad essere “fedeli” a loro stessi tramite quello che fanno. 

La nostra vocazione è essere o fare? La risposta è la creazione di uno stile con cui affrontare la vita, lo stile di Gesù: aperto agli altri per donargli valore.