Permesso? Oggi voglio entrare in casa tua…

Obiettivo

Avvio del campo: introduzione e lancio del tema

Chiave per entrare

Ogni abitazione umana, modesta o lussuosa, piccola o grande, ha una porta, un’apertura, un luogo per far entrare, per introdurre altre persone nello spazio di vita di coloro che abitano questa casa. In molte culture quella porta è sempre aperta o è semplicemente uno spazio di accesso; in altre è piena di serrature, catenacci e allarmi. La porta può far entrare liberamente, ma permette anche la selezione.
La porta è un luogo limite: delinea simbolicamente il passaggio tra dentro e fuori, tra appartenenza ed esclusione, tra invasione ed accoglienza. Fa parte dell’esperienza dello “stare sulla porta” il senso della soglia come linea simbolica tra il dentro e il fuori, l’avere una chiave per entrare o dover bussare o suonare per farsi aprire, essere messo alla porta o introdotto in casa, sbattere una porta o stare sulla porta ad aspettare. La porta è un luogo, una situazione, soprattutto una scelta. È il luogo che divide, segna un limite, separa il noto dall’ignoto. Nelle nostre case non la ritroviamo solo all’ingresso, ma separa i deversi ambienti. Ogni luogo della casa ha un limite segnato da un dentro e fuori quella stanza.
Varcare una soglia è di per sé un gesto di forte carica simbolica. Determina il passaggio da un ambiente all’altro. La nascita stessa dell’uomo è segnata dall’attraversamento di una soglia: dall’ambiente caldo e accogliente del grembo materno si passa al mondo esterno. Da allora in poi la vita è tutta un attraversamento di soglie: simboliche, come quelle che segnano i passaggi da un’età all’altra, oppure reali, come quelle dei diversi ambienti in cui si snoda la nostra biografia. I verbi “entrare” e “uscire” lo testimoniano chiaramente: “entriamo” nella vita, “usciamo” dall’infanzia per “entrare” nell’adolescenza, “usciamo” dall’adolescenza per “entrare” nell’età adulta. “Usciamo” di casa al mattino per “entrare” nei diversi ambienti del nostro impegno, “rientriamo” in casa alla sera, per ritrovare noi stessi nel tepore degli affetti familiari o in quel silenzio domestico che fa decantare il frastuono della giornata e ci rigenera. Fino a quando facciamo la nostra “uscita” dalla scena del mondo per “entrare” nella casa del Padre. (Prof. don Giovanni Gusmini,  L’immaginario artistico della porta e gli inizi della fede)

L’adolescenza stessa è caratterizzata dallo “stare sulla porta”: non ancora fuori dalla fanciullezza, non ancora entrato nella giovinezza; ancora immerso nel percorso di studi, ma con lo sguardo già al “cosa farò da grande”. L’adolescente si fa “porta” che separa il dentro di sé dal fuori da sé in maniera molto netta; è lui stesso il diaframma tra ciò che ha sempre vissuto in casa con i propri genitori, è ciò che invece sperimenta fuori di casa con il gruppo dei pari, è attraverso di lui che devono passare le regole e i valori ascoltati e accettati fino a questo momento, perché ritrovino un nuovo volto e un nuovo significato per la propria vita.
Ogni volta, in ogni esperienza di vita si entra, si abita, e si esce cambiati, cresciuti, rinnovati… La ricchezza umana del luogo porta ci introduce nella nostra casa, nel luogo della nostra vita e delle nostre relazioni.

Attività

In casa

Per questa attività introduttiva del campo è necessario preparare un cartellone con disegnata la piantina della casa, con indicati i nomi dei diversi locali. In un primo momento si invitano i ragazzi ad inserire in un locale a scelta una parola che “legano” a quel luogo; in seguito si chiede loro di mettere un asterisco nel luogo dove passano più tempo (escluse le ore di sonno).
Seguirà una breve riflessione sul risultato del brain-storming per poi arrivare ad introdurre il tema del Campo.

Materiale: Cartellone con pianta della casa, pennarelli.

La porta ideale

Si consegna agli adolescenti un foglio con disegnata una porta. Ciascuno dovrà scrivere, all’interno della porta, le risposte alle due domande poste dagli educatori, tenendo ben presente perché ha scelto determinate caratteristiche:

  • Che porta sei?
  • Che porta vorresti essere?  

Successivamente si dividono i ragazzi in piccoli gruppi (da 3-4 persone) e insieme dovranno rispondere alle seguenti domande:

  • Quali sono le caratteristiche comuni alla maggior parte delle porte?
  • Quali potrebbero essere le caratteristiche di una porta comune?

Gli educatori aiuteranno poi a ragionare su quali caratteristiche rendono un luogo accogliente, sulla base di quanto emerso nel gruppo.

 

Domande

  • Quando guardi una porta cosa ti viene in mente?
  • Che tipo di porta sei?
  • Attraverso di te dove si va? Si incontra o ci si scontra?
  • Per venire a questo campo sei uscito dalla porta di casa tuaper entrare in un’altra casa con altre persone… qualcun altro ti ha aperto la porta e ti ha fatto entrare. Ti sei sentito accolto o catapultato? Hai fatto sentire accolti i tuoi “coinquilini”?
  • In quale stanza della casa trascorri più tempo?
  • Qual è la stanza in cui ti piace stare di più? Cosa ti lega ad essa?
  • Cosa significa per te abitare?

Altre domande

Dopo aver ascoltato la canzone di Jovanotti “Questa è la mia casa”

  • Cosa sta cercando l’autore della canzone?
  • Cosa intende per casa?
  • Quali gesto e azioni compie in questa ricerca? Quali espressioni ti colpiscono maggiormente?
  • Perché si sente disperso e disorientato? Ti senti vicino al suo stato d’animo? Perché?
  • Ti è mai capitato di provare il desiderio di “tornare a casa? In che senso? Racconta…

Brano biblico

Dal Vangelo di Marco (3, 20-26)

Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: "È fuori di sé".
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni". Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: "Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito”.

Commento

L’inizio di un campo è sempre contraddistinto dall’ingresso in una casa. Essa è luogo di familiarità, di intimità, di quotidiana e profonda condivisione. Iniziare ad abitare assieme una casa chiede da subito di metter fuori dalla porta divisioni, pregiudizi, etichette, frutto delle relazioni formali spesso vissute nell’ordinario. Il campo favorisce incontri stabili e informali, nei quali ri-conoscersi, apprezzarsi a vicenda, valorizzarsi.
"È fuori di sé". Lo dicevano a Gesù… figurarsi se, in modo simile, lo stesso giudizio non è anche sulla bocca di molti adolescenti? Magari a causa del modo di pensare, di vestire, dell’atteggiamento introverso o eccessivamente ostensorio, delle relazioni affettive in corso… alla razionalità del pensiero si mischiano le emozioni, le invidie…
Gesù ci ricorda che “se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi”. Tutto ciò che crea divisione è diabolico (Diavolo = Dià-ballo = divisore). L’invito chiaro è quello di creare comunione. Il contrario di dia-ballo è sun-ballo (= simbolo = mettere insieme). Il SIMBOLO è ciò che mette insieme. Simbolo, segno per eccellenza nel cammino della vita cristiana è l’EUCARISTIA che ci rende corpo unito, Chiesa. La Casa abitata da Gesù fa crescere nell’unità la casa della vita di ogni giorno.