Tutti a tavola!
Dal mordi e fuggi… al luogo della convivialità, dell’attenzione all’altro e del servizio
Obiettivo
Riconoscere che la tavola è un’occasione preziosa per stare insieme e crescere nell’attenzione reciproca. Scoprire come questa dimensione possa esprimersi in un atteggiamento di servizio al bene dell’altro.
Chiave per entrare
Per capire l’importanza che la cucina riveste all’interno delle nostre case, proviamo a immaginare per un attimo una casa senza cucina: quello che rimane è un giaciglio dove riposare e un luogo dove svolgere le funzioni fisiologiche, una classica camera d’albergo con bagno. Oggi le cucine delle case moderne sono molto piccole, si riducono ad angoli cottura, e tutto ciò impedisce una serie di gesti e di tempi da dedicare alla preparazione del cibo e al suo consumo insieme. Questa parte della casa è il luogo in cui si scambiano gesti e informazioni riguardanti i membri della famiglia, si imparano a conoscere i diversi gusti e preferenze di ciascuno.
La cucina diventa il luogo del disbrigo di tante cose, che possono essere vissute con la frette del volerle portare a temine il prima possibile, o con la dedizione e la cura di chi vuole preparare un regalo gradito alla persona amata. Il tavolo è prova dell’iniziativa e della creatività dell’uomo. Accessibile da tutte le parti, è fatto per essere circondato e occupato da ogni parte. È proprio lì, ormai non più al centro della casa ma in un angolo, che i membri della famiglia si danno una specie di convegno tacito e permanente; è lì che la famiglia, quotidianamente dispersa, si riunisce. Il tavolo è anche il luogo del dialogo: la sedia permette una posizione comoda. La superficie piana, le membra superiori che si appoggiano su di essa, il busto e il volto definiscono, per ognuno che siede, uno spazio gestuale eminentemente personale, disponibile a mille iniziative. I volti possono stare di fronte e gli sguardi incontrarsi, c’è la possibilità di confrontarsi e di aprirsi al dialogo. Nel momento del pasto il tavolo raggiunge il suo valore più alto. Le persone possono impegnarsi in un’azione che le coinvolge pienamente.
La cucina è il luogo che raduna in sé elementi fondamentali del vivere. L’acqua che disseta, fondamentale per cucinare. Il fuoco, anche se non ha più lo stesso valore di una volta, rimane fondamentale. La cottura a fuoco lento, che richiede tempi lunghi e grande attenzione, è stata pian piano sostituita con i cibi precotti e surgelati da preparare velocemente in micronde. Cuocere a fuoco lento significa avere tempo da utilizzare senza fretta, lasciando che il calore modifichi lentamente il cibo. Nella corsa frenetica dell’oggi, spesso si rischia di non prendersi il tempo che serve per “cucinare” e gustare i rapporti e modificarli attraverso il calore delle relazioni profonde. Com’è collocata la cucina, come si sta in cucina, come si cucina dice molto dei valori, delle relazioni e dei comportamenti di chi la abita.
L’essere riuniti a tavola è un segno quotidiano della comunione vicendevole. L’atto tanto umile del mangiare è uno dei più significativi dell’essere e del divenire uomini.
Ci sono modi diversi di mangiare e modi diversi di vivere la cucina, anche a seconda della fase di vita che si attraversa. Dalla fase del “seggiolone”, si passa alla fase dell’imparare a mangiare come dicono i grandi, alla fase del cominciare a fare qualcosa come apparecchiare la tavola, alla fase dello sperimentare, alla fase della protesta… Il modo con il quale consumo i pasti dice molto di come sto con me stesso e con gli altri. Il banchetto è occasione per realizzare la dimensione di comunione, momento importante della convivenza, del confronto, del dialogo, della messa in comune dei problemi. Per rendere veramente umano il banchetto, l’uomo deve rendere umana tutta la sua vita e dare della sua esistenza un banchetto d’amore dove ogni giorno rinnova la sua gioia di accettare la vita come dono e ricchezza da ridonare.
Attività
Tutti a tavola
Modalità
I ragazzi aiutati dagli educatori avranno cura di preparare un pranzo o un aperitivo o una merenda, in tutti i dettagli, lavorando in squadra. Ogni gruppo avrà a disposizione degli ingredienti per preparare un piatto diverso. In seguito tutti parteciperanno all’allestimento del buffet. Insieme si parteciperà al banchetto.
I ragazzi verranno suddivisi in due gruppi:
- il Nord del Mondo (circa 1/5 del totale dei ragazzi)
- il Sud del mondo (circa 4/5 del totale dei ragazzi)
Anche il Buffet sarà diviso in due parti: i 4/5 del Buffet verranno assegnati al Nord del Mondo; 1/5 del Buffet al Sud del Mondo.
Si spiega ai ragazzi che il buffet è stato distribuito secondo le reali risorse di cibo che quella regione del mondo ha a disposizione. Scopo dell'attività osservare e poi dialogare sulle dinamiche che seguiranno (richieste, condivisione, rifiuto, indifferenza..).
Materiale
Ingredienti per preparare un pranzo /aperitivo/merenda; oggetti e arredi per allestire il buffet: tavoli, sedie, tovaglie, tovaglioli, piatti, posate, bicchieri, bevande ecc..
Domande
- In questo momento della tua vita come vivi la cucina?
- Che tipo di cucina sei per le persone che incontri? Cucina piccola, angolo cottura ,cucina ampia e spaziosa, cucina con il focolare, cucina con tavolo grande, forno a microonde.
- Come vivi in famiglia il momento della cena?
- C’è un giorno in cui questo momento è vissuto con più attenzione e partecipazione? Se si quale e come?
- Per te il momento del pranzo è esperienza di incontro e/o di servizio?
- Sai riconoscere nella tua vita delle esperienze di servizio?
- Sei consapevole dell'enorme quantità e varietà di cibo di cui noi disponiamo?
- Cosa possiamo fare per non sprecare questa ricchezza?
Brano Biblico
Dal Vangelo secondo Matteo (26,20-30)
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Commento
Si dice comunemente che Gesù le cose migliori le ha fatte a tavola. Conosciamo il segno di Cana, ad esempio… ma il segno più grande è quello realizzato nell’ultima cena. La tavola, infatti, la mensa è il luogo della più grande intimità dentro una casa. Gli amici più cari sedevano a tavola con Lui: gli apostoli, i Dodici, che aveva chiamato e scelto perché stessero con Lui e per mandarli a predicare (Mc 3, 14). Quella notte stava a tavola, come probabilmente in tante altre occasioni, con i più fidati. Ma di lì a poco l’unicità di quella notte si sarebbe rivelata: l’arresto di Gesù, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro prima del canto del gallo. S. Matteo ci ricorda che tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono (26, 56). Eppure Gesù fa di quella tavola la mensa della convivialità, della comunione, del perdono, del dono della vita. A quella tavola Gesù rivela la più grande attenzione, il dono totale che consumerà poco dopo sulla croce.
Proposta Celebrativa
Celebrazione Eucaristica
La celebrazione Eucaristica, è il centro della vita cristiana. Si celebra il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo Nostro Signore. Si rispondere al Suo invito di partecipare al Suo banchetto, è far memoria di Lui che si fa presente a noi nel pane Eucaristico e si unisce a noi mettendoci in comunione con i fratelli. La comunità cristiana si riunisce insieme per “spezzare il pane”, per compiere quel rito nel quale si è espresso in maniera simbolica lo stare a questo mondo di Gesù. Il mettersi a tavola insieme è un gesto che Gesù ha ripetuto volentieri nella sua vita. È stato il suo l’ultimo gesto, invitando al comunità dei discepoli a porlo “in memoria di lui”.
In questo gesto Gesù ha rivelato tutto il senso della sua vita, morte e risurrezione. Il senso etimologico di “eucarestia” è rendimento di grazie e proprio questo significato dischiude il senso profondo del rito. Gesù rende grazie per il pane che riconosce come dono. Il pane viene poi spezzato e dato. Va preso e bisogna goderne, ma non da soli. Poiché il pane viene dato “per”. Vuol dire che devi mangiare con gusto, ma anche che devi distribuirlo agli altri. Il primo modo di ringraziare è di ricevere volentieri il dono.
L’eucarestia, istituita da Gesù nel corso di un pasto, si radica profondamente in un’azione umana indispensabile alla vita: il cibo risponde ad un bisogno primario dell’uomo, che ha fame e sete. E con questo bisogno prende coscienza del proprio esistere.
Per focalizzare meglio l’obiettivo della giornata si invita il sacerdote a sottolineare l’aspetto conviviale della celebrazione, l’invito di Gesù al banchetto, la dimensione ecclesiale e la comunione fraterna.