Accomodatevi pure...

Dall'isolamento... all'accoglienza e condivisione

Obiettivo

Riscoprire l’importanza dell’accoglienza e il valore di ogni persona, per riconoscere in ogni incontro un’occasione di crescita.

Chiave per entrare

Le nostre case hanno un piccolo o grande salotto oppure, quando sono più modeste, un luogo per sedersi e parlare: è la stanza più presentabile, quella che dovrebbe favorire l’incontro e l’ascolto. 
È la stanza dove solitamente troneggia un grande schermo, un televisore piatto, possibilmente smart, collegato all’ultima versione della console per videogiochi più in voga del momento… e i nostri ragazzi sprofondano nel divano che ormai ha modificato la propria forma, adattandosi ad accogliere per il meglio la sagoma di quel corpo che sembra diventare un tutt’uno con i cuscini. Una volta accomodati, o sarebbe meglio dire svaccati, sembrano entrare in un mondo a parte, fatto di episodi di serie televisive assolutamente da non perdere, nik name con i quali si vivono interminabili sfide con coetanei sconosciuti che abitano dall’altra parte del mondo, livelli da completare, missioni da portare a termine, video musicali… e comunicare con loro sembra quasi impossibile. Tutto a un tratto pare che perdano il dono dell’udito e della parola, iniziando a emettere suoni appartenenti ad un linguaggio primitivo fatto di versi, grugniti e gesti incomprensibili per il mondo adulto. Spesso il divano del salotto è popolato da un “gruppo” di adolescenti… ad uno sguardo più attento si può cogliere come ciò che condividono sia solo lo spazio fisico. Oppure li troviamo immersi nel mini schermo del loro telefonino, o chiusi nella chat del portatile. Della serie "tutto ruota intorno a te…" e non si accorgono di cosa o chi giri davvero intorno a loro.
Spesso, in salotto, ci sono le cose più belle e più care, e per questo, teoricamente, è il luogo della conversazione, del dialogo e dell’accoglienza per chi è entrato nella nostra casa e ci viene a visitare. La possibilità di stare in ascolto dell’altro, di avere un angolo per il dialogo, si concretizza con qualche attenzione particolare: tappeti o cuscini, sedie comode o divani… Spesso questo luogo della casa indica anche uno spazio gratuito, tolto alla fatica quotidiana, un luogo di riposo e di calma, di scambio di pensieri, di idee, di opinioni. Questo aspetto assume un’importanza fondamentale nelle relazioni familiari, nella possibilità di ricreare, dopo le corse quotidiane, il clima specifico della propria famiglia. È il luogo della ricreazione, dove ci si ricarica e rigenera per affrontare con la propria identità il confronto e il dialogo con tutti. Entrare nella sala è poter ascoltare ed essere ascoltato, è sentirsi accolto, è stare con la realtà della famiglia e delle persone che ospitano. L’ospitalità non consiste nell’essere insieme fisicamente, piuttosto nell’accogliersi vicendevolmente come persone, che portano con sé, accanto alle gioie e sofferenze, un grande bisogno di comunicare e di accettarsi nella propria condizione di vita. 

 

 

Attività

Accomodatevi pure! – Role playning

Ad ogni partecipante viene assegnato un ruolo. Viene spiegata ad un piccolo gruppo di ragazzi una situazione-tipo, che in seguito verrà messa in scena.
Situazione: in salotto una famiglia, composta da padre, madre e due figli, accoglie lontani parenti che si presentano improvvisamente, riferendo di un proprio problema. Nel frattempo a distanza di 4 minuti l’uno dall’altro si presentano alla porta: un testimone di Geova, un venditore, un mendicante, un prete. Ognuno di essi con richieste o proposte. Nella scena possono essere inseriti altri elementi, che possono essere “facilitatori” o di disturbo: ad es. la play station, la tv, il telefono che suona, ecc… Il tempo totale per svolgere l'attività è di 20 minuti circa. 
In un secondo momento si possono cambiare i ruoli assegnati in precedenza.
Infine i partecipanti esprimeranno le proprie sensazioni rispetto all'esperienza vissuta.

Materiale

Creare una piccola ambientazione da salotto con divanetto, sedie o poltrone, tv, play-station, telefono/cellulare e una porta. 

 

Domande

  • Che tipo di sala sei?
  • Come vivi la sala?
  • Pensi di saperti mettere nei panni dell’altro? 
  • Sai accogliere? 
  • Ti senti sempre accolto? 
  • Accogli tutti indistintamente o la tua accoglienza dipende dal valore che attribuisci alle persone? 
  • In base a quali elementi valuti le persone?

Brano biblico

Dal Vangelo di Luca (19, 1-10)

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché  doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al  Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Zaccheo, piccolo di statura, è immagine del ripiegamento su di sé, dell’essere concentrato su di sé, che ha superato l’insignificanza della sua statura, guadagnandosi il posto e “l’altezza” di capo dei pubblicani. Si è conquistato il ruolo di “superiore”, soprattutto nella capacità di fare i propri interessi e del muoversi per un tornaconto personale. I pubblicani, infatti, esattori delle tasse, compromessi con i potenti di turno (i romani), raccoglievano le imposte, secondo la legge e facendo la “cresta” alle somme da versare. Erano degli approfittatori, conniventi con i pagani e dunque pubblici peccatori.
Nel cuore di quest’uomo però c’è una traccia di bene e di giustizia che esplode in tutta la sua grandezza, grazie all’incontro con Gesù. Il Maestro sa vedere la grandezza di quest’uomo, là dove tutti vedevano solo la piccolezza della sua statura e la piccolezza della sua condotta morale.
Gesù alza lo sguardo, lo chiama, lo invita a scendere e si ferma a casa sua. L’incontro trasforma e salva. La casa degli interessi personali diviene la casa della generosità e della condivisione: “Io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto".

Proposta celebrativa

L’adorazione eucaristica

L’adorazione è pregare davanti alla presenza reale e divina di Gesù, vero Dio e vero uomo, nell’Eucaristia. E’ un atto di fede e di Lode a Dio, riconoscendoLo vivo e presente nel pane consacrato. E’ mettersi ai suoi piedi in atteggiamento di ascolto, di gratitudine e accoglienza di tutto quanto proviene da Lui, riconoscendo che solo Lui basta e solo Lui conta. Chi adora pone al centro della sua attenzione e del suo cuore Dio, creatore e Salvatore di tutto l'universo. L'Adorazione Eucaristica è un tempo trascorso silenziosamente  in preghiera davanti al Sacramento dell'Eucaristia, in un rapporto personale e intimo, e nello stesso tempo come Chiesa, perché in Dio ci troviamo anche in relazione tra noi.  Dobbiamo avvertire Dio che ci ama e ci invita ad amarlo, nel silenzio dobbiamo scoprire la bellezza e la grandezza  dell'Amore con cui Gesù ci ha amato, tanto da dare la sua vita ed il suo Sangue per noi. 

Adorare è lasciarsi amare da Dio per imparare ad amare gli altri, adorare è sentirsi tanto uniti a Dio, dal suo Amore, da gustare anticipatamente la Gioia del Paradiso. Adorare è arrivare a dire come Pietro sul Tabor, davanti alla Gloria di Gesù: “ Com’è bello Signore stare qui!”