Chi sono?

Obiettivo del giorno

Riconoscere che molti aspetti di quello che siamo sono ‘dono’, hanno radici nel nostro passato.
Riscoprire il valore della riconoscenza nei confronti dei propri genitori e della famiglia di origine per ciò che di positivo e di negativo ci è stato donato. 

 

Tutti noi “partiamo” con quello che siamo.  A partire dalla convinzione che nella nostra esistenza c’è qualcosa che non abbiamo scelto, ma che ci è data: la natura sessuale, il temperamento, ma anche la famiglia, la cultura, l’ambiente di vita… Sono tutte realtà che ci ‘troviamo’. La nostra identità e la nostra storia. Il primo passo per ‘diventare belli e buoni’ è quello di accettare questa realtà e integrarla nel nostro progetto di crescita. Anche Tobia parte con quello che è, figlio di Tobi, con una storia di famiglia che gli ‘tocca’.
In questo inizio di campo vogliamo aiutare i ragazzi a riflettere sulla propria identità, che deriva dalle proprie origini. Vorremo accompagnarli nella riscoperta della dimensione di dono della vita ma di tutti gli elementi che compongono la propria personalità e la persona. Sarebbe interessante aiutarli a cercare concretamente quali sono gli aspetti di sé che riconoscono nei propri genitori o nei nonni. a in chi mi riconosco? A chi assomiglio? Perché è importante capire da dove veniamo?

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Dal libro di Tobia

Tb 1, 1- 9

Libro della storia di Tobi, figlio di Tobièl, figlio di Ananièl, figlio di Aduèl, figlio di Gabaèl, figlio di Raffaele, figlio di Raguele, della discendenza di Asièl, della tribù di Nèftali. Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu deportato dalla città di Tisbe, che sta a sud di Kedes di Nèftali, nell’alta Galilea, sopra Asor, verso occidente, a nord di Sefet. Io, Tobi, passavo tutti i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati  condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine. Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d’Israele, ed ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d’Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato consacrato il tempio, dove abita Dio, ed era stato edificato per tutte le generazioni future. Tutti i miei fratelli e quelli della tribù del mio antenato Nèftali facevano sacrifici su tutti i monti della Galilea al vitello che Geroboamo, re d’Israele, aveva fabbricato a Dan. Io ero il solo che spesso mi recavo a Gerusalemme nelle feste, per obbedienza a una legge perenne prescritta a tutto Israele. Correvo a Gerusalemme con le primizie dei frutti e degli animali, con le decime del bestiame e con la prima lana che tosavo alle mie pecore. Consegnavo tutto ai sacerdoti, figli di Aronne, per l’altare. Davo anche ai leviti, che prestavano servizio a Gerusalemme, le decime del grano, del vino, dell’olio, delle melagrane, dei fichi e degli altri frutti. Per sei anni consecutivi convertivo in denaro la seconda decima ogni anno e andavo a spenderla a Gerusalemme.8La terza decima poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo le raccomandazioni di Dèbora, moglie di Ananièl, la madre di nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano. Quando divenni adulto, sposai Anna, una donna della mia parentela, e da essa ebbi un figlio che chiamai Tobia.

 

 

COMMENTO

Per capire la vicenda di Tobia, figlio, il padre Tobi quasi ci assilla con tutta la storia, le vicende, le usanze dei suoi antenati. Al punto che noi siamo quasi infastiditi da questa narrazione. Perché per noi, un po’ superficialmente, ogni generazione è un caso a sé. Dimentichiamo di far parte di una storia in cui affondiamo le nostre radici. La storia biblica, da questo punto di vista, è molto più rispettosa della realtà. Riconosce che quello che c’è in ogni uomo (identità personale, temperamento, lo stesso ambiente di vita, la cultura…) vengono da lontano. Tobi lo racconta per aiutare il figlio Tobia a comprendere meglio chi è e quanto gli sta succedendo e che la storia rivelerà. Anche noi dobbiamo partire da questo ‘dato’ se vogliamo progettare un futuro ‘bello e buono’. Non saremo mai veramente liberi se non integriamo nel nostro progetto di vita alcuni ‘limiti’ che ci sono imposti, che non possiamo scegliere, ma che dobbiamo accettare e valorizzare. Il nostro viaggio inizia da qui. Ed è la tappa fondamentale.

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Le proposte di preghiera

Dalle preghiere del libro di Tobia

"Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. Ora a te innalzo il mio volto e i miei occhi”

 

SALMO 8

O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

La preghiera del Salmo ci invita ad una ulteriore riflessione: quello che noi siamo e che abbiamo ricevuto da genitori e parenti in realtà, attraverso di loro, viene direttamente da Dio. Per questo nella nostra lode vi è la riconoscenza per i genitori, ma anche per CHI ha agito attraverso di loro.

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Attività e Riflessione

MI PRESENTO, SONO IO!

OBIETTIVO:

riflettere sulle proprie origini per scoprire il valore di essere inseriti in una storia. Tentare di capire quali tra i parenti indicati nel genogramma potrebbero avere caratteristiche comuni o simili a quelle del ragazzo, nonché qualcuno che ha lasciato un buon ricordo e/o un esempio da imitare.

MATERIALI:

Un foglio A3 per ciascun ragazzo, penne. Per svolgere al meglio l'attività sarebbe bello richiedere ad ogni ragazzo di portare delle fotografie della propria famiglia.

SVOLGIMENTO:

spiegare brevemente che cosa è un genogramma (albero genealogico). Chiedere a ciascun ragazzo di comporre il proprio disegnato sul foglio. Possono farlo sia a forma di albero sia nella modalità che preferiscono.

 

PER LA RIFLESSIONE

- Provo a definire con poche parole quale è il mio temperamento (N.Org.: forse si potrebbe far trovare nell’ambiente una tabella dei caratteri, con la descrizione dei principali tratti che caratterizzano ogni tipo per fornire una terminologia comune)

- Quali sono, secondo me gli aspetti positivi e negativi del mio temperamento? E quali sono, invece, secondo gli altri?

- A chi mi sembra di assomigliare di più, tra i miei parenti, dal punto di vista del temperamento?

- Quali fatti hanno segnato di più la storia della mia famiglia (malattie, lutti, trasferimenti, momenti difficili di lavoro…)? Provo ad esprimere qualche riflessione in proposito.

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