Legno della croce

ERRATA CORRIGE: La scheda ragazzo rportava un brano di vangelo e le domande non corrispondente al tema. E' stata ora inserita la versione corretta della scheda ragazzo. Ci scusiamo per l'inconveniente.

Obiettivo

Riflettere su cosa significa per la mia vita Amare come Gesù: dare la vita

 

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ALBERO/Brano Biblico

Mt 27, 46-50

Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo! ». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

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Attività e proposte

“SEGNI DEL TUO AMORE”

Materiale: Matite – Penne – Colori – Fogli – Materiali vari per realizzare le opere d’arte

Svolgimento: Per lanciare l’attività proponiamo di presentare ai ragazzi un’opera d’arte che rappresenti un Crocifisso, con commento sui vari elementi e dettagli. Ai ragazzi verrà poi chiesto di rappresentare con un disegno, poesia, o altro lavoro artistico un gesto d’amore che hanno visto (o vissuto) nella loro vita. Verrà poi allestita una piccola mostra con tutte le opere dei ragazzi.

 

MOSAICO DELL’ABSIDE DELLA BASILICA DI SAN CLEMENTE A ROMA

L’attuale basilica superiore di San Clemente fu costruita all’inizio del XXII secolo, ma la struttura originaria risale all’epoca paleocristiana. Anche nei mosaici si possono cogliere i differenti livelli archeologici che caratterizzano la basilica: l’opera medievale tenta di riproporre il modello dei primi secoli.

Leggere il mosaico

La tradizione dello sfondo dorato è tipica dell’arte medievale bizantina e risale all’epoca paleocristiana. L’oro richiama immediatamente la luce dello sguardo di Dio. In molte culture la luce è la prima metafora del divino. Come Dio, la luce non si vede, ma è ciò che permette di vedere. La luce è ciò che fa “apparire” le cose, tirate fuori dall’oscurità, così come Dio fa “essere” il creato. Le prime parole di Dio nella Bibbia sono “Sia la luce” (Gn 1,3). Pregare è situarsi sotto la luce, lasciarsi illuminare da Dio, lasciarsi “essere”. Pregare davanti al mosaico dorato è riconoscersi come una di quelle tessere dorate che formano il grande quadro dell’intera creazione. Ogni singola creatura riflette questa Luce. A San Clemente, l’oro ricopre tutta la superficie, che è immagine del creato. Un modo per dire che la bellezza di Dio ricopre tutta la creazione.

Nel centro della creazione però, come una ferita profonda, si delinea un abisso, una crepa a forma di croce. I mosaicisti la rappresentano con un colore blu oscuro. E’ l’emblema del male, il luogo dove la creazione è “rotta”. E’ il luogo dove il creato non riflette più la luce di Dio. Ed è proprio quel luogo dove il nostro occhio si fissa. In questa “crepa della creazione” si nasconde l’uomo ferito e peccatore. La voce di Dio arriva fino agli abissi del peccato e come dicono i Padri “va a disturbare la solitudine del peccatore”, che vorrebbe rimanere solo nel suo nascondiglio. Si tratta di una chiamata di una tenerezza infinita. E’ l’amore stesso. Questa chiamata non è un semplice fiato di voce. Questa chiamata è una Parola fatta carne. E’ Gesù Cristo. Egli è il Dio che copre ogni distanza e che penetra negli abissi della morte. Allora chi fissa lo sguardo sul fondo del catino absidale di San Clemente, proprio perché “catturato dal peccato”, si scopre di fronte al Salvatore. L’Amore ha preso il posto del peccato. Egli ha riempito l’abisso. L’esperienza cristiana è proprio questa: ricordare il proprio peccato e al posto di vederci il peccato scoprirci l’Amore di Dio.

Dai piedi della croce nasce un cespuglio le cui volute riempiono tutto lo spazio disponibile, tutta la terra. Nel mosaico originario paleocristiano si tratta senza dubbio di una pianta di acanto. L’acanto era nella simbologia pagana antica la pianta della vittoria. Le sue spine richiamavano le sofferenze del combattimento e il suo profumo intenso richiamava il piacere della vittoria. Il Cristo morto e risorto ha trasformato tutta la creazione, frantumata dal peccato, in giardino della vittoria. Le volute sono esattamente 50, in greco “Pentecoste”. E’ la cifra del compimento, dello Spirito che riempie tutto lo spazio e porta la Chiesa fino agli ultimi confini. Queste cinquanta volute fanno della croce un albero che riempie l’universo. La croce è diventato albero della vita. Piantato nel centro del giardino, esso regge adesso l’universo, unisce il cielo e la terra.

I mosaicisti medievali hanno trasformato questo albero, da acanto paleocristiano in vite. Se le foglie alla base della croce richiamano ancora l’acanto, le volute hanno sì il fiore dell’acanto ma il gambo della vite. Viene ripresa così un’immagine che nel Nuovo Testamento rappresenta Cristo stesso e la sua Chiesa: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5). Hanno rappresentato a mo’ di grappoli le più svariate figure della società medievale, dal monaco studioso alla contadina, dal pastore al viandante. Ma anche: Maria madre della Chiesa, il discepolo amato, i dottori della Chiesa, la fauna simbolica, gli uccelli del cielo,… L’intero albero della croce è diventato così un’immagine della parabola del granello di senape a cui Cristo paragona il Regno di Dio: “Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a far nido fra i suoi rami” (Mt 13,32). Questo seme però porta frutto abbondante proprio perché muore, perché ha la capacità di dare la vita: “Se il seme caduto a terra non muore rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (cf. Gv 12,24)

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Domande per la riflessione

Se il seme caduto terra non muore non porta frutto: in quale aspetto della tua vita o del tuo carattere pensi di dover morire per arrivare a portare frutto?

Per cosa o per chi saresti disposto a morire?

Amare vuol dire...

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Per la preghiera

Preparare una croce di carta o cartone (una sagoma) per ogni partecipante del campo.

In un momento di silenzio ciascuno scrive sulla croce un momento in cui ha provato ad amare e voler bene come Gesù, un po' morendo in qualche cosa (propri desideri, pretese, attese, ecc,…) e ha visto portare frutto nella vita dell'altro e nella propria.

Oppure

Scrivere sulla croce su entrambi lati, due situazioni che si affidano a Gesù e al suo amore, situazioni personali o vicine in cui c'è bisogno di un Amore grande, gratuito, fedele, incondizionato.

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